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NOTE SULLA TESTIMONIANZA DI FEDE DI MARCELLO CANDIA

NOTE SULLA TESTIMONIANZA DI FEDE CRISTIANA DI MARCELLO CANDIA

LE RADICI

“Se io saprò comprendere e condividere in sincerità il dolore altrui, avrò anche la certezza che tutto quello che ho cercato di fare nella mia vita, su un piano di fraternità, l’ho fatto unicamente per amore di Gesù Cristo e in comunione con Lui, per i più poveri e abbandonati”.

Marcello Candia nasce nel 1916, terzogenito di cinque figli di una famiglia milanese, a Portici, presso Napoli. Dal padre Camillo, spirito laico e tollerante, eredita le capacità imprenditoriali, dalla madre, Luigia (Bice) Mussato, la fede cattolica e l'amore per il prossimo. È’ la madre che l’ha istruito nella preghiera e che si faceva accompagnare da lui, ancora bambino, nella sua opera di assistenza ai poveri, come dama della San Vincenzo. La morte prematura di lei, a soli 42 anni, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di Marcello, allora nemmeno diciassettenne.

Segnato profondamente dal suo ricordo e dal suo insegnamento spirituale, quando viene meno il sostegno visibile della madre, Marcello trova un sicuro riferimento spirituale nei Cappuccini del convento di Viale Piave, negli anni Trenta centro di cultura e carità per Milano. Per lui giovane, ricco, cattolico praticante è la scoperta dell’altro mondo, fatto di carcerati, ragazze madri, poveri di ogni specie, ammassati nelle periferie della città; ad aiutarli si dedica con passione. Però, l’ampiezza del suo spirito caritatevole, umanitario, e già missionario, si estende a tutta l’umanità. Da subito i più poveri di Milano (di cui egli comunque mai si dimenticherà), sono, tuttavia, solo i “poveri più vicini” e quindi i primi da soccorrere, ma costituiscono la punta per lui visibile, dell’immensa povertà del mondo, che si sente chiamato ad alleviare.

LA GIOVINEZZA: ESPERIENZE FERVENTI DI UMANITA’ E CARITA’

“Non basta dare un aiuto economico. Bisogna condividere con i poveri la loro vita, almeno quando è possibile”. A 23 anni Marcello si laurea in Chimica all’Università di Pavia e diviene Direttore Generale dell’azienda paterna, che poi erediterà. Continua gli studi e si laurea anche in Farmacia; fa il servizio militare per due anni e anche in questo periodo continua a studiare prendendo una terza laurea in Scienze biologiche. Nel 1940 scoppia la II Guerra mondiale, per l’Italia; Marcello viene chiamato sotto le armi ma, per la sua vasta preparazione, gli viene assegnato un incarico tecnico di chimico nell’Arsenale presso Piacenza, come addetto al controllo di esplosivi e munizioni. Trascorsi gli anni terribili della Guerra, nel settembre 1943 dopo la caduta di Mussolini entra nella Resistenza, collaborando con il Comitato di Liberazione Nazionale.

In questo tempo e dopo la fine della guerra, si prodiga in numerose iniziative sociali, solidali e anche missionarie con zelo instancabile, tratto comportamentale che lo accompagnerà per tutta la vita.

Nel 1950 muore il padre e il peso della grande azienda, con programmi di ulteriori potenziamenti, grava tutto sulle spalle di Marcello; tuttavia è proprio nel periodo cha va dal 1950 al 1955, che Marcello Candia porta a maturazione l’idea di farsi missionario laico. Passeranno però più di dieci anni prima che possa realizzare la sua partenza, che invece, in quel momento, Marcello considera prossima, dilazionandola ad appena l’azienda, che dirige, si sarà consolidata e la sua presenza non sarà più necessaria. Purtroppo nella notte del 22 ottobre 1955, scoppia il grande serbatoio di 60.000 litri di acido carbonico, distruggendo completamente il nuovo stabilimento della Candia inaugurato quindici giorni prima. Pur non essendo responsabile la Candia dello scoppio del nuovissimo serbatoio, garantito da una ditta svizzera (ma la causa con le Assicurazioni durerà fino al 1967), Marcello realizza una nuova costruzione dello stabilimento di Milano, che dopo un anno produce già a pieno ritmo.

Un poco prima dell’incidente all’Azienda, che lo trattiene solo temporaneamente, Marcello aveva incontrato due missionari, il cappuccino padre Alberto Beretta, in procinto di andare a fondare un ospedale nel nord-est del Brasile e il padre missionario del PIME e futuro vescovo Aristide Pirovano che chiedeva aiuti per una sperduta missione a Macapá, sulle foci del Rio delle Amazzoni in Brasile. Marcello Candia sa da quel momento, in cuor suo, che il Brasile e Macapá, specificamente, sarebbero stati la destinazione della sua esperienza missionaria.

MISSIONARIO

“Il Vangelo l’ho letto tante volte anche in Italia, ma solo qui sto capendo le parole del Signore: quello che fate ad uno di questi piccoli, lo fate a me”.

Nel 1963 vende l'azienda ereditata dal padre, nell’incomprensione generale: si era in pieno boom economico, l’azienda era florida, tutti, amici e conoscenti lo sollecitavano ad aiutare inviando i guadagni ai poveri di Macapà..

Egli fermo rispondeva: Sarebbe troppo comodo che me ne stessi qui a fare la vita agiata e tranquilla, per poi dire: Il superfluo lo mando là. Io sono chiamato a vivere con loro!”. Infine parte definitivamente nel giugno del 1965.

Vive in Amazzonia fino a pochi mesi prima della morte, salvo brevi periodi di ritorno in Italia. Nel luogo che aveva scelto “per amore”, soffrì non poco; l’ospedale, per cui dall’ Italia, già prima di partire, inviava aiuti per l’edificazione, non era condiviso da tutti, il materiale necessario per costruirlo non bastava mai; nella comunicazione, i suoi 50 anni pesavano per l’apprendimento della lingua portoghese, pur conoscendone altre quattro. Anche le Autorità locali frapponevano molte difficoltà e gli infliggevano umiliazioni; anche dopo molti anni lo consideravano un mezzo matto; passeranno molti anni, prima che un quotidiano brasiliano lo proclamasse: “l’uomo più buono del Brasile”. Del resto, ancora nel 1973 il governo brasiliano lo accusò di aver fatto entrare illegalmente medicinali in Brasile; nel 1975 decide di donare l’ospedale, in piena attività dal 1970, ai Camilliani, sperando che ciò garantisse nel tempo lo spirito missionario e le finalità caritative per cui l’aveva voluto.In quegli anni, Marcello Candia aveva subito un cambiamento notevolissimo, da uomo al centro del suo mondo, stava diventando servo di tutti; si sentiva davvero al servizio di coloro che Dio gli faceva incontrare. Con questo impulso dello Spirito, si volge ad un’opera la cui realizzazione lo affascinava: un lebbrosario a Marituba.

Marcello Candia era giunto la prima volta nel 1967 in questo luogo sperduto nella foresta, anticamera di un inferno, da cui non si poteva più uscire ed era proibito ai sani di entrare. Era un villaggio di 1000 lebbrosi senza nessuna assistenza, ammassati in locali putrescenti, infestati da topi ed insetti. Marcello Candia comincia l’accoglienza di quei derelitti con il dare loro speranza, allestendo una Casa di preghiera: “Nostra Signora della Pace”, al centro della Comunità; poi si rifanno i padiglioni, nuovi ed ariosi, ai lati di una diritta via centrale, casette per le famiglie, un’organizzazione amministrativa autonoma, ambulatori e laboratori per i piccoli lavori. Il lebbrosario divenne e, attualmente, è un luogo di pacifica e serena convivenza, con una cittadina di ventimila abitanti che si è sviluppata intorno. Marcello diceva: “quando ami non ti accorgi più delle deformità. Tanto bella ti appare l’anima, l’amicizia, l’affetto di questi malati che sono diventati tuoi, parte della tua vita”. Giovanni Paolo II, in visita in Brasile nel 1980, arrivato anche a Marituba, lo definì “Marcello dei lebbrosi”.

L’IMPORTANZA DELLA PREGHIERA

“Non è cristiano realizzare se stessi in un’opera. Bisogna realizzarsi in Dio. Se avessi voluto realizzarmi in un’opera avrei potuto fare un altro stabilimento a Milano…” Nella sua vita piena di impegni e operosità, Marcello vuole la preghiera al centro di tutta la sua multiforme attività, e istituisce due piccoli Carmeli, uno a Macapà e uno a Belo Horizonte, chiamandovi le suore carmelitane da Firenze; questa congregazione ha la caratteristica di legare insieme una forte esperienza contemplativa – centrata sull’adorazione eucaristica - e una attività apostolica destinata a trasmettere soprattutto la tenerezza di Dio verso i più poveri. Marcello si ritira ogni giorno per la sua “ora di preghiera”, durante la quale non esiste più niente per lui; ama definirsi il ‘novizio delle carmelitane’.

Più l’azione si fa travolgente, più Marcello si lascia assorbire dalla contemplazione; diceva che, quanto più il bisogno dei poveri diventava urgente, tanto più si sentiva al di sotto delle loro speranze e capiva che c ‘è un solo luogo dove ogni bisogno può essere raggiunto e ogni dono può essere offerto: la preghiera, l’unione con Dio, che tutto abbraccia e a tutto dà risposta.

LA SUA EREDITA’

“A me resta il rammarico di non essere mai stato all’altezza degli avvenimenti che il Signore mi ha fatto vivere. Gli chiedo perdono e Lo prego perché gli amici della Fondazione ai quali presto passerò il testimone, possano realizzare meglio di me, tutti questi progetti di bene”.

L’anno prima di morire, nel 1982, istituisce la “Fondazione Dottor Marcello Candia, tuttora operante.

Nel 1983 rientra molto malato dal Brasile e muore il 31 agosto a Milano per un tumore della pelle, circondato dall'affetto dei familiari. La tomba, inizialmente collocata nel cimitero di Chiaravalle, alle porte della città, si trova ora nella chiesa milanese degli Angeli Custodi, che fu la sua parrocchia.

LA CANONIZZAZIONE Il 12 gennaio 1991, il cardinale Carlo Maria Martini aprì il processo di canonizzazione del Servo di Dio Marcello Candia, chiuso l'8 febbraio 1994; nel 1998 venne depositata la “Positio super virtutibus”, ultimo passo prima della beatificazione. Postulatore della causa fu il padre missionario e giornalista Piero Gheddo. Il 9 luglio 2014 il Papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto che riconosce l'eroicità delle virtù praticate da Marcello Candia, che divenne pertanto Venerabile

Disse il Cardinal Martini il 12 gennaio 1991: “ A noi sembra non soltanto che Marcello Candia abbia scoperto la perla preziosa secondo l’espressione della parabola evangelica e che abbia venduto ogni cosa per essa e lasciato tutto per dedicarsi alla carità, ai poveri, alla preghiera; ma che lui stesso possa essere considerato una perla evangelica, un modello di laico impegnato, dedito, coraggioso, capace di prendere sul serio la parola di Gesù, creativo, capace di mettere la sua professionalità a servizio degli ultimi. E’ dunque per noi un testimone straordinario, un cristiano esemplare, un modello di speranza proprio nel momento in cui tanti venti di odio si levano sulla terra. “

Attualmente, in tutte le località del Brasile dove la Fondazione Dottor Marcello Candia è presente, è sempre più necessario agire su diversi fronti socio-assistenziali data la complessità delle situazioni. Marcello Candia, e in seguito la Fondazione, finanziano la realizzazione di varie opere in favore dei poveri e dei lebbrosi: asili nido, scuole materne scuole professionali per insegnare un mestiere a ragazzi e ragazze che altrimenti sarebbero sulla strada, centri per ragazzi handicappati, che nelle zone povere sono tantissimi e non hanno nessuna assistenza dallo Stato, ambulatori e ospedali per i poveri.

Tutte le opere finanziate vengono donate a congregazioni religiose o ad associazioni locali, che le gestiscono autonomamente con personale proprio o personale fornito dal Comune o dallo Stato.

La Fondazione attraverso la Lettera agli amici di Marcello Candia dà informazioni in merito ai progetti finanziati. Per informazioni o contributi, possono essere riferimenti utili i seguenti indirizzi:

Fondazione Dottor Marcello Candia, Onlus, Milano

Via Colletta 21 -20135- Milano Tel./Fax 025463789

fondazione.candia@libero.it www.fondazionecandia.org

Conto corrente bancario: BANCA POPOLARE DI SONDRIO – Via Santa Maria Fulcorina – Milano

IBAN. IT 91 J056 9601 6000 0000 5307 X05

Conto corrente bancario: CREDITO VALTELLINESE – Piazza San Fedele – Milano

IBAN : IT81 I 052160163 0000000035475-Bic Swift :BPCVIT2S

Conto corrente postale : 30305205 ( Poste Italiane)

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